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Vi diamo il benvenuto sul nostro BLOG. Qui troverete informazioni interessanti riguardanti il mondo dell’astronomia. I nostri astrofili si prenderanno cura di postare argomenti sui quali poter discutere insieme. 

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Buona lettura

LINX , LA LINCE – O LA TIGRE

la mitologia di questa costellazione , ci dice , che fu introdotta da HEVELIUS per ” organizzare” le stelle di una zona del cielo lasciata dagli antichi priva di qualsiasi composizione . Così ARATO: ” una dopo l’ altra, disperse , senza nome ruotano ” . Ma per quale ragione HEVELIUS avesse scelto la lince per rappresentare questa insignificante parte del cielo , non si sa con certezza, e la sua ultima spiegazione che uno dovrebbe avere gli occhi di una lince per vederla , deve essere stato un ripensamento di ripiego. Tuttavia si trova già un riferimento su di essa, fatto da BARTSCHIUS, il genero di klepero, nel 1624 , che cita la regione come le ” macchie sulla tigre”. Tratto dal libro: il libro delle stelle di Peter Lancaster Brown.l

ARISTOTELE (384-322 A.C.)

filosofo e scienziato greco.

fondatore del liceo , si interessò anche di cosmologia. A partire dalle idee dei suoi predecessori, sviluppo’ il modello dell’ universo nella forma di una serie di sfere omocentriche ruotanti intorno alla terra. La sfera più esterna era quella delle stelle fisse, mentre le successive , procedendo verso l’ interno , trasportavano i pianeti Saturno, giove e marte , seguiti dalla sfera del sole, e poi dalle sfere di venere, di mercurio e della luna, la più vicina alla terra . La sua autorità fu talmente grande che il modello ” geocentrico” non poté essere insidiato dalle idee di aristarco e, integrato da Tolomeo, dominò fino al tempo di Copernico e oltre. Aristotele dimostrò la sfericità della terra osservando che l’ ombra che essa proietta sulla luna nelle eclissi lunari è circolare e che, procedendo in direzione nord – sud , le singole stelle si alzano o abbassano sull’ orizzonte. Continuando a viaggiare verso sud, inoltre , si vedevano stelle in precedenza invisibili. Tratto dal libro: astronomia e cosmologia di John gribbin. Foto Wikipedia.

PIANETI ESTERNI ( prima parte).

secondo una legge empirica detta di titus- bode, dai nomi dei suoi enunciatori , si dovrebbe trovare un altro pianeta situato fra marte e giove . invece si incontra la fascia degli asteroidi ( o pianetini) posta quasi a dividere la zona dei pianeti terrestri da quella dei pianeti giganti : giove, Saturno,urano e Nettuno . Grazie alle esplorazioni delle sonde Pioneer prima e delle sonde Voyager poi ,sono state raccolte molte informazioni sui quattro pianeti giganti e sul loro sistema di satelliti e anelli : in particolare si è scoperto che giove , Saturno e Nettuno emettono una quantità di radiazione doppia di quella che ricevano dal sole.urano , invece malgrado la generale somiglianza di struttura con i primi tre pianeti , emette la stessa quantità di radiazione ricevuta dal sole .ciò significa che giove , Saturno e Nettuno hanno al loro interno fonti proprie di calore, che non esisterebbero su urano . Fine prima parte.tratto dal libro: alla scoperta del sistema solare , di Alessandro braccesi, Giovanni caprarica e Margherita hack.

Fake News dallo spazio – quando la dis(informazione) corre in rete

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Mai come in questo periodo si corre il rischio di incappare in notizie fasulle, ovvero le fake news che corrono in rete! Le bufale coinvolgono anche il mondo dell’astronomia. Una serata divertente a caccia delle “bufale” astronomiche e dei modi per riconoscerle.

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TUTTI ASTRONOMI CON ” GALAXY ZOO.”

grazie a strumenti sempre più potenti , è stato possibile osservare un gran numero di galassie dalle forme disparate . Per classificarle , gli astronomi hanno chiesto aiuto agli appassionati di astronomia di tutto il mondo . nell’ 2007 è nato così GALAXY ZOO, un progetto di Citizen scienze, ovvero di ” scienza dei cittadini” , a cui tutti sono chiamati a contribuire . Grazie a un apposito sito web gli appassionati possono visionare le immagini di migliaia di galassie per identificare la morfologia. Il progetto ha avuto un enorme successo , con centinaia di migliaia di volontari che hanno classificato decine di milioni di immagini.

tratto dal libro :alle frontiere del cosmo a cura di Gianluca ranzini

LA COSTELLAZIONE DEL TORO ♉

uno dei dodici segni dello zodiaco . Taurus, il toro , è il secondo in ordine d’ importanza perché rappresentava l’ equinozio di primavera dal 4000a.c. al 1700 a.c. circa, e segnava l’ inizio dell’ anno negli antichi zodiaco . Anche l’ ammasso stellare delle pleadi fa parte di questa costellazione sebbene nei tempi passati, venisse spesso considerata una costellazione separata.il toro viene facilmente localizzato poiché si trova immediatamente a sud dell’ auriga ( con il quale divide una delle sue stelle) e a nord e a ovest di orione. STELLE PRINCIPALI: aldebaran, la ” seguente” o l’ ” ultima” , perché questa stella segue le pleadi nel loro viaggio intorno al cielo; magnitudine 1,1 , colore giallo arancio . La tredicesima stella del cielo per luminosità. È anche una doppia, compagna, mag. 11,0 , colore rosso arancio, dista 31″ ; questa debole stella è normalmente al di là della portata di telescopii inferiori ai 10 centimetri di diametro, ma alcuni osservatori del secolo diciannovesimo, dagli occhi di aquila , hanno affermato di averla rilevata con telescopi da 5 centimetri di diametro. La stella BETA ,si chiama: ” El nath, elnat” vale a dire l'” estremità”, situata nell’ estremo limite settentrionale del toro ; Mag. 1,8, blù bianca. Una stella condivisa con la confinante costellazione dell’ auriga e che si identifica con la stella gamma aurigae , che giace esattamente sul confine. In rapporto a questo una voce autorevole avanza la teoria ( scherzosamente?) che questa stella dà origine al detto” non sa riconoscere una b da un piede di toro” , particolarmente perché nella costellazione auriga, gli arabi la chiamavano il ” piede di chi tiene le redini” . Nel passato era una stella importante per l’ astrologia e a coloro che cadevano sotto la sua influenza pronosticava celebrità e fortuna. Per gli indu’ inoltre, rappresentava il dio del fuoco. Tratto dal libro : il libro delle stelle di Peter Lancaster Brown.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO terza parte

empedocle di Agrigento metteva insieme ecletticamente concezioni ioniche, eleatiche e pitagoriche, e affermava che il mondo è costituito da quattro elementi primari incorruttibili: fuoco, aria, acqua e terra, mossi da due forze contrapposte, l’ amore e la discordia. Spiegava le eclissi solari con l’ interposizione della luna tra noi e il sole, e stimava la distanza dalla luna dal sole pari al doppio di quella tra l’una e terra. Interessanti le idee di Democrito di abdera , fondatore dell’ atomismo. Per lui la luna e il sole sono due grandi masse solide , entrambe più piccole della terra e formate , come ogni altra cosa , di atomi, gli indivisibili mattoni elementari dell’ universo . Fatto sorprendente , le macchie che appaiono sulla luna sono spiegate come ombre di valli e montagne . Anassagora di clazomene, attivo ad Atene intorno al 450 a.c. , immaginò invece atomi divisibili all’ infinito e negò l’ esistenza del vuoto: concezioni assai moderne , visto che i fisici contemporanei continuano a scoprire particelle sempre più elementari ( c’è già chi guarda oltre i quark e parla di ” riscioni”) e la meccanica quantistica comporta un vuoto “pieno “di particelle virtuali. Ma anassagora si distingue anche per le sue concezioni astronomiche. Intanto nel 467, osservò in pieno giorno la caduta di una grande meteorite a egospotami. Poiché questa era incandescente, ne dedusse che proveniva dal sole , e quindi che il sole è una massa di ferro arroventato di dimensioni paragonabili a quelle del Peloponneso e non molto lontano da noi . A proposito di distanze celesti , fu il primo a ritenere che si succedessero nell’ ordine la luna, il sole,i cinque pianeti allora noti e infine le stelle, disposizione che fu poi adottata da Platone e Aristotele e che improntera il sistema tolemaico. Quanto alla luna la riteneva , anch’ essa grande come il Peloponneso , in parte di fuoco e inparte simile alla terra , con pianure , vallate e differenze di colore dovute al mescolarsi di sostanze diverse ; affermò anche che essa è illuminata dal sole e diede una giusta spiegazione delle fasi e delle eclissi . Fine terza parte. Tratto dal libro: la luna, tradizioni scienza e futuro, di Piero bianucci.

LA COSTELLAZIONE DELLA POPPA NELLA MITOLOGIA.

ARGO era il nome della famosa nave che portò Giasone ed i suoi cinquantaquattro compagni argonauti nella Colchide in Tessaglia, circa nel 1263 a.c., quando essi si avventurarono alla ricerca dell’ vello d’ oro. Si ritiene che l’ imbarcazione fosse armata con cinquanta remi e che, sulla prua, portasse un pezzo della quercia parlante di dodona per guidare e dare consigli al suo equipaggio. Svariate fonti autorevoli attribuiscono alla leggenda provenienze diverse. Una versione afferma che la leggenda greca è fondata su una precedente storia popolare egizia che si riferiva a Noè e alla sua famiglia quando si misero in salvo durante il diluvio. In un altra versione essa simbolizza la prima nave che attraversò i mari e che, molto prima dell’ epoca di Giasone , portò danao e le sue cinquanta figlie dall’ Egitto a rodi . Sir isaac Newton fece indagini sull’ origine di questa nave ed alla fine si persuase che risaliva ad una data posteriore di quarantadue anni alla morte del re salomone, o circa al 940a.c. tuttavia gli studi di newton , relativi alla ricerca delle origini delle costellazioni , risultarono di gran lunga meno positivi dei suoi studi sulla gravità. Tratto dal libro: ll libro delle stelle, di Peter Lancaster Brown

ARISTARCO DA SAMO

(inizio del terzo secolo a.c.). Astronomo e scienziato greco. Fu il primo a tentare di calcolare, dopo la scoperta della sfericità della terra, le distanze relative del sole e della luna dal nostro pianeta. Una stima esatta di tali distanze era a quell’ epoca impossibile ( aristarco era contemporaneo di Archimede) , ma il suo tentativo segno’ un primo passo verso un apprezzamento più realistico della grandezza dell’ universo, e dimostrò che il sole è molto più grande della terra. Aristarco si rese conto che il movimento apparente delle stelle in cielo è causato dalla rotazione terrestre, e anticipo’ di oltre 1800 anni le idee di Copernico insegnando che il sole occupa il centro dell’ universo, e che la terra e altri corpi celesti orbitano intorno a esso. Tratto dal libro astronomia e cosmologia di John gribbin.

NASCITA DELLA SCIENZA MODERNA, terza parte

da secoli gli studiosi si interrogavano su di un fenomeno chiamato luce cinerina o luce secondaria, per cui la porzione lunare non illuminata dalla luce solare è comunque sempre rischiarata da un ” tenue chiarore” . Per spiegare questo ” candore” , particolarmente evidente quando la luna appare come una falce , nel corso dei secoli erano state proposte varie interpretazioni . ” Alcuni dissero posseder la luna un suo naturale splendore; altri, che le fosse impartito da venere ; altri , da tutte le stelle ; altri, dal sole, il quale coi suoi raggi attraverserebbe la profonda solidità della luna ” . Galileo, con i suoi esperimenti mentali, smonta ognuna di queste ipotesi. Si convince infine che il bagliore sia dovuto al riverbero della luce solare sul nostro pianeta. La terra, dunque , non è” priva di luce “come proclamato dalla visione scientifica dell’ epoca, ma ” superate in splendore la luna ” . Così galileo concluderà il SIDERIUS NUNCIS, annunciando la futura pubblicazione di un ‘opera nella quale tratterà l’ argomento ” più diffusamente” e ” con moltissimi ragionamenti ed esperimenti” . L’ opera sarà data alle stampe due decenni dopo , nel 1632, col titolo : dialoghi sopra i due massimi sistemi del mondo. e, come sappiamo, regalerà allo scenziato una condanna da parte del sant’ uffizio. Ma galileo, nel corso della sua vita, non dovette difendersi solo dalla chiesa. Nei primi anni del diciassettesimo secolo il ciabattino e alchimista dilettante Vincenzo casciarolo aveva rinvenuto una roccia ai piedi del monte Paderno, fra i colli bolognesi. Non era una roccia comune : era un cristallo, incolore e sfaccettato. Si scopri inoltre che, una volta macinato e scaldato ad alte temperature , poteva assorbire la luce solare rimanendo luminescente per qualche tempo . Il cristallo, passato alla storia come pietra di Bologna, era barite , un minerale da cui è possibile estrarre un composto fosforescente, il solfuro di bario. All’ epoca ,però, il suo ritrovamento darà il via a una accesa discussione fra il medico e scienziato fortunio liceti e galileo galilei. Fortunio liceti , convinto che la pietra di Bologna sia un meteorite lunare , trova uno spunto per criticare la visione galileiana della luna e della cosmologia, minandone le basi a cominciare dall’ idea che il candore lunare sia provocato dalla riflessione terrestre dei raggi del sole. Uno degli scritti più belli ( e meno conosciuti) di galileo è sul candore della luna, una lettera inviata nella primavera del 1640 al principe Leopoldo di toscana. Ormai anziano e cieco, galileo detta questa lettera per rispondere ” fisicomatematicamente” alle affermazioni ” dell’ eccellentissimo signor fortunio liceti” .il tutto col sarcasmo e la falsa modestia che sempre caratterizzavano le sue opere. Nello scritto , però, frutto di lunga meditazione su ciò che furono gli insegnamenti di un’ intera carriera, possiamo oggi ritrovare tutti i punti fondamentali del metodo di galileo , alla base di quello che noi oggi definiamo metodo scentifico: l’ importanza della matematica, la replicabilità delle esperienze, gli esperimenti mentali, l’ opposizione al senso comune e ai propri pregiudizi, la lotta alle dicerie e a quelle che ai giorni nostri chiamiamo fake news. potremmo quindi considerare quella lettera un vero e proprio manifesto della scienza moderna. Una scienza spesso sottovalutata, criticata e osteggiata nonostante tutte le sue conquiste , ieri come oggi . Una scienza che non avremmo se, in una fresca notte d’ autunno di quattro secoli fa , un uomo non avesse deciso di volgere il suo sguardo curioso al cielo.

In questa immagine, galileo spiega le sue teorie astronomiche all’ università di Padova ( dipinto di Felix parra) tratto dal libro:alle frontiere del cosmo, a cura di Gianluca ranzini