LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO ,quarta parte

i pitagorici si distinguono per aver posto a perno dell’ universo non la terra ma un fuoco 🔥 centrale e per aver fatto muovere la terra lungo un cerchio in 24 ore.non pensarono però alla rotazione della terra sul proprio asse, confortati in questo dall’ osservazione che anche la luna appare immobile, mostrando sempre la stessa faccia . All’ antiterra , il pianeta sempre invisibile a causa delle eclissi, abbiamo già accennato . secondo i pitagorici il sole trae la sua luce , almeno in parte , dal fuoco centrale , e con essa illumina la luna. questa veniva immaginata come un corpo simile alla terra, con piante e animali.gli animali lunari sarebbero stati 15 volte più grandi dei nostri e con un tipo di digestione diverso , in quanto sulla luna il giorno dura 15 volte 24 ore. Singolare l’ interpretazione delle macchie lunari come un riflesso dei mari terrestri. PLATONE (427-347a.c.) non dà all’ astronomia un contributo proporzionale all’ importanza del suo poderoso lavoro filosofico.si deve però a lui una sistemazione organica dei moti celesti con una teoria delle sfere che passerà poi, con alcune varianti , in eudosso , Aristotele e Tolomeo , giungendo fino alle soglie dell’ astronomia moderna . Il complicato meccanismo delle sfere celesti è esposto nel decimo libro della ” Repubblica” .in questo sistema , partendo dal primo cerchio, quello delle stelle fisse, il sole sta nel settimo cerchio e illumina la luna nell’ ottavo , il più veloce di tutti . Fine quarta parte, tratto dal libro: la luna : tradizioni, scienza, futuro di Piero bianucci.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO terza parte

empedocle di Agrigento metteva insieme ecletticamente concezioni ioniche, eleatiche e pitagoriche, e affermava che il mondo è costituito da quattro elementi primari incorruttibili: fuoco, aria, acqua e terra, mossi da due forze contrapposte, l’ amore e la discordia. Spiegava le eclissi solari con l’ interposizione della luna tra noi e il sole, e stimava la distanza dalla luna dal sole pari al doppio di quella tra l’una e terra. Interessanti le idee di Democrito di abdera , fondatore dell’ atomismo. Per lui la luna e il sole sono due grandi masse solide , entrambe più piccole della terra e formate , come ogni altra cosa , di atomi, gli indivisibili mattoni elementari dell’ universo . Fatto sorprendente , le macchie che appaiono sulla luna sono spiegate come ombre di valli e montagne . Anassagora di clazomene, attivo ad Atene intorno al 450 a.c. , immaginò invece atomi divisibili all’ infinito e negò l’ esistenza del vuoto: concezioni assai moderne , visto che i fisici contemporanei continuano a scoprire particelle sempre più elementari ( c’è già chi guarda oltre i quark e parla di ” riscioni”) e la meccanica quantistica comporta un vuoto “pieno “di particelle virtuali. Ma anassagora si distingue anche per le sue concezioni astronomiche. Intanto nel 467, osservò in pieno giorno la caduta di una grande meteorite a egospotami. Poiché questa era incandescente, ne dedusse che proveniva dal sole , e quindi che il sole è una massa di ferro arroventato di dimensioni paragonabili a quelle del Peloponneso e non molto lontano da noi . A proposito di distanze celesti , fu il primo a ritenere che si succedessero nell’ ordine la luna, il sole,i cinque pianeti allora noti e infine le stelle, disposizione che fu poi adottata da Platone e Aristotele e che improntera il sistema tolemaico. Quanto alla luna la riteneva , anch’ essa grande come il Peloponneso , in parte di fuoco e inparte simile alla terra , con pianure , vallate e differenze di colore dovute al mescolarsi di sostanze diverse ; affermò anche che essa è illuminata dal sole e diede una giusta spiegazione delle fasi e delle eclissi . Fine terza parte. Tratto dal libro: la luna, tradizioni scienza e futuro, di Piero bianucci.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO seconda parte.

giovanni Schiaparelli fece notare che questa scoperta è improbabile: sarebbe bastato perdere qualche eclisse a causa del maltempo per lasciarsi sfuggire il ciclo. In ogni caso l’ approssimativa periodicità delle eclissi di sole in qualche maniera fu notata già in tempi antichi , se è vero, come tramanda Erodoto, che Talete fu capace di predire l’ eclisse di sole del 585 a.c. le idee cosmologiche di Talete non erano certo tali da permettere un’ impresa del genere: evidentemente qualche notizia del SAROS doveva essergli giunta dalla Mesopotamia o dall’ Egitto. Il fatto che i filosofi greci sembrano essere dediti all’ osservazione diretta del cielo molto meno dei sacerdoti egizi e del vicino oriente . Sono dei teorici , non degli sperimentali. Per esempio, Anassimandro, il più celebre rappresentante della scuola ionica, di poco posteriore a Talete ( circa 611-545 a.c.), nella sua cosmologia colloca in ordine di distanza le stelle, la luna e il sole: evidentemente non aveva mai osservato neppure l’ occultazione di una stella brillante da parte della luna, fenomeno che avrebbe stabilito subito la giusta prospettiva. Singolari anche le idee sulla natura del satellite, ritenuto luminoso per luce propria e collocato in un orbita diciannove volte più grande della terra: movimenti non ben chiariti avrebbero spiegato le fasi lunari e le eclissi. Farà meglio il pitagorico FILOLAO, nato a Taranto ed emigrato, intorno al 450 a.c., a tebe in beozia: per lui le stelle sono gli oggetti più lontani, poi vengono i pianeti, seguiti dal sole, dalla luna , dalla terra e, infine, vicina al fuoco centrale, l’ antiterra, ipotetico astro sempre invisibile, postulato sia per giungere al numero perfetto dei pitagorici, il dieci, sia per spiegare le eclissi. Anassimene di Mileto, ancora della scuola ionica , come il capostipite Talete e come Anassimandro , immagina che i corpi celesti siano sostenuti dall’ aria, la quale è secondo il principio di ogni cosa. A parte questa e altre idee discutibili, pare che anassimene correttamente ritenesse la luna illuminata dal sole e conoscesse la causa delle eclissi lunari. anche nella scuola eleatica, fondata da Parmenide, era noto che la luna brilla di luce riflessa in base all’ osservazione che ” essa guarda sempre verso i raggi risplendenti del sole”, rivolge cioè sempre al sole la sua parte illuminata. Agli eleatici, teorici dell’ essere immobile e immutabile, si contrappone Eraclito di efeso ( circa 500 a.c.), teorico del divenire : per lui il sole si rinnova continuamente ed è molto luminoso perché si muove in aria pura, mentre la luna, che pure è piena di fuoco, risplende più pallidamente perché si muove in aria più densa.

in questa immagine vediamo Artemide – diana la dea luna dei greci e dei romani, tratto dal libro: la luna di Piero bianucci, tradizioni, scienza, futuro.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO. Prima parte.

religione, mito e prime osservazioni scientifiche della luna si intrecciano strettamente . Non a caso in Mesopotamia lo studio del cielo era riservato alla casta sacerdotale.i più antichi argomenti astronomici dei babilonesi sono tavolette di creta incise con tre cerchi concentrici divisi in dodici sezioni da dodici raggi . Nei trentasei campi così delimitati si leggono i numeri e i nomi di altrettante costellazioni . I numeri sono legati da semplici proporzioni aritmetiche. Se ne può dedurre che indicano i mesi dell’ anno secondo un calendario regolato dalla luna. Il mese degli antichi popoli mesopotamici incominciava con il novilunio , o meglio con la prima apparizione della falce lunare nel chiarore del tramonto . La luna scandiva poi la settimana, con i giorni nefasti in coincidenza con le fasi di primo quarto, la luna piena , ultimo quarto e luna nuova . L’ intero ciclo costituiva il mese lunare. c’ era però il problema di farlo coincidere con l’ anno solare: 12 lune ,infatti sono più brevi di un anno .di tanto in tanto, quindi, veniva intercalato un tredicesimo mese e il tutto veniva regolato osservando la prima apparizione, all’ alba , di una stella molto brillante e ben conosciuta ( gli egizi , per esempio , si rifacevano al sorgere eliaco di Sirio ) . L’ organizzazione di un calendario lunisolare comportava una discreta conoscenza dei movimenti apparenti degli astri , e quindi osservazioni regolari. La più antica eclisse di cui si abbia documentazione a Babilonia, presso i caldei, con dati precisi sul suo inizio e sulla sua fine , è quella del 19 marzo del 721 a. C. questa e altre osservazioni sono ancora preziose per calcolare le moderne teorie del moto lunare : le piccole irregolarità, infatti , diventano sensibili soltanto se si prendono in considerazione osservazioni molto lontane nel tempo . L’ abilità astronomica dei caldei non deve essere però sopravalutata . Se le previsioni delle eclissi di luna è relativamente semplice , ben più problematica è la previsione delle eclissi di sole . In genere ,i caldei si attribuisce la scoperta del SAROS, un ciclo di 223 lunazioni equivalente quasi esattamente a 18 anni solari , nel corso del quale le eclissi di sole si ripetono in condizioni pressoché identiche.

in questa immagine , vediamo la dea hator col faraone sethos primo ( diciannovesima dinastia 1292 a.c.; Firenze museo archeologico). Fine prima parte. Tratto dal libro: LA LUNA , tradizione, scenza, futuro. Di Piero bianucci.