PIANETI ESTERNI , seconda parte.

Nettuno pur essendo più lontano dal sole di urano , ha la stessa temperatura superficiale al livello superiore delle nubi; cioè 216 gradi centigradi sotto zero . Dal sole giunge una quantità di radiazione che decresce con il crescere del quadrato della distanza da esso: tale radiazione viene in parte diffusa dall’ atmosfera che la rinvia nello spazio interplanetario e in parte viene assorbita dagli strati più profondi dell’ atmosfera stessa che si riscalda e la rimette sotto forma di radiazione infrarossa .ciò che viene misurato è la somma del calore proprio del pianeta e della radiazione solare assorbita e riemessa. Quindi, per giove , Saturno e Nettuno il bilancio è positivo, mentre per urano si ha un bilancio in pareggio. A differenza dei pianeti terrestri in cui la maggior parte o tutta la massa del pianeta è allo stato solido , i pianeti giganti sono in gran parte formati da materia allo stato liquido . Inoltre mentre gli elementi più leggeri e più abbondanti nell’ universo, vale a dire idrogeno ed Elio , sono quasi del tutto sfuggiti all’ attrazione gravitazionale dei pianeti terrestri, essi rappresentano i maggiori costituenti dei pianeti giganti, come rivela anche la bassa densità media di questi ultimi: circa 1,25 grammi per centimetro cubo per giove e urano, 0,69 grammi per centimetro cubo per Saturno , cioè meno dell’ acqua , per cui in un oceano capace di contenerlo, Saturno galleggerebbe; infine , 1,64 grammi per centimetro cubo per nettuno. Le atmosfere dei quattro pianeti giganti sono assai estese , elevandosi fino a una distanza pari al 20-30 % del raggio del pianeta e sono prevalentemente composte , come già accennato, di idrogeno ed Elio , in percentuali abbastanza simili a quelle solari, oltre che di notevoli quantità di metano e ammoniaca. Tutti, in maggiore o minor misura, mostrano evidenza di nubi e di vortici ,cioe di condizioni meteorologiche variabili e anche , come nel caso della famosa “macchia rossa” di giove, formazioni cicloniche di durata multisecolare. In questa immagine vediamo che l’ idrogeno liquido si forma sotto l’ enorme pressione dell’ interno di giove. Gli elettroni sono strappati al nucleo e si muovono liberamente come avviene nei metalli : per tale motivo si parla di idrogeno liquido metallico. Tratto dal libro : alla scoperta del sistema solare di: Alessandro braccesi, Giovanni caprarica, margherita hack.

PIANETI ESTERNI ( prima parte).

secondo una legge empirica detta di titus- bode, dai nomi dei suoi enunciatori , si dovrebbe trovare un altro pianeta situato fra marte e giove . invece si incontra la fascia degli asteroidi ( o pianetini) posta quasi a dividere la zona dei pianeti terrestri da quella dei pianeti giganti : giove, Saturno,urano e Nettuno . Grazie alle esplorazioni delle sonde Pioneer prima e delle sonde Voyager poi ,sono state raccolte molte informazioni sui quattro pianeti giganti e sul loro sistema di satelliti e anelli : in particolare si è scoperto che giove , Saturno e Nettuno emettono una quantità di radiazione doppia di quella che ricevano dal sole.urano , invece malgrado la generale somiglianza di struttura con i primi tre pianeti , emette la stessa quantità di radiazione ricevuta dal sole .ciò significa che giove , Saturno e Nettuno hanno al loro interno fonti proprie di calore, che non esisterebbero su urano . Fine prima parte.tratto dal libro: alla scoperta del sistema solare , di Alessandro braccesi, Giovanni caprarica e Margherita hack.

I POLI DI MARTE seconda parte.

si ritiene comunemente che le macchie bianche ai poli del pianeta siano state scoperte nel 1704 da maraldi , ma in un disegno di huygens nel 1672e’ riconoscibile la macchia polare australe oltre a syrtis Major. Maraldi scopri però la macchia al polo boreale e si accorse delle mutazioni delle macchie polari , che furono poi studiate in dettaglio da Wilhelm herscel alla fine del settecento. herschel fu il primo astronomo a determinare l’ inclinazione dell’ asse del pianeta rispetto alla perpendicolare al piano dell’ orbita: egli valutò tale inclinazione di circa 30 gradi mentre il suo valore reale è di 25 gradi. Perciò marte , come la terra, possiede un periodo stagionale. Va sottolineato che quando il pianeta presenta al sole l’ emisfero settentrionale il pianeta è assai vicino all’ afelio, mentre quando presenta al sole l’ emisfero meridionale si trova al perielo; quindi il calore ricevuto dal sole è soggetto a variazioni più Grandi nell’ emisfero meridionale che non in quello settentrionale del pianeta. Gli studi delle calotte polari, uniti alla conoscenza dell’ inclinazione dell’ asse polare , permisero a herschel di scoprire il carattere stagionale delle loro variazioni. le calotte risultavano possedere massima estensione all’ inizio delle primavera marziane , quando il sole incomincia a illuminarle , per poi restringersi fino a sparire verso la fine dell’ estate. Herschel per primo sottolineò l’ analogia con quanto avviene sulla terra a proposito delle nevi polari. Egli non si occupò molto delle macchie , che gli apparivano piuttosto indistinte e che interpretò come nubi; tuttavia, notò che esse si attenuano quando la rotazione le sposta verso il bordo del disco del pianeta e dedusse che questi effetti di assorbento erano dovuti alla presenza di un atmosfera. alle stesse conclusioni giunse , sempre alla fine del settecento Johann schroter,il quale osservò attivamente il pianeta tra il 1785e il 1803.si più anche sospettare che in quegli anni la presenza di veli atmosferici rendesse la visione dei dettagli superficiali piuttosto aleatoria.

In questa immagine, vediamo diversi disegni che ritraggono la superficie atmosferica di marte. Tratto dal libro: alla scoperta del sistema solare, a cura di: Alessandro braccesi, Giovanni caprarica, margherita hack.

I POLI DI MARTE prima parte

i primi dettagli attendibili sulla superficie di marte furono osservati da huygens nel 1659 . Egli identificò la struttura che corrisponde a quella poi denominata syrtis Major e dal suo movimento stimo che il pianeta compisse una rotazione su se stesso in 24 ore .diverse macchie furono osservate su marte da Gian Domenico Cassini nel 1666 durante un opposizione afelica , quando il diametro apparentemente del pianeta era piuttosto piccolo, ma i dettagli mostrati nei suoi disegni non sono facilmente riconoscibili. Cassini stimò il periodo di rotazione del pianeta in 24ore 40 minuti, molto vicino al valore reale di 24 ore,37 minuti 22 secondi: ciò testimonia la verosimiglianza dei particolari da lui raffigurati. Fine prima parte.

In questa immagine, vediamo due diversi disegni riguardante la syrtis Major. Il disegno di sinistra fu fatto da lochyer nel 1862, il disegno di destra fu fatto da kaiser nel 1864. Tratto dal libro ” alla scoperta del sistema solare” di braccesi, caprara, hack.

IL CICLO DI SAROS

questo ciclo era già noto agli antichi babilonesi e caldei. Presenta un periodo poco maggiore di 6585,3 giorni, cioè circa diciotto anni,9-11 giorni, a seconda del numero di anni bisestili coinvolti, e otto ore. corrisponde quasi esattamente a diciannove passaggi del sole nello stesso nodo( vale a dire : i due punti distanti 180 gradi, dove si intersecano il piano dell’ eclittica e l’ equatore terrestre) e a 223 mesi lunari. La differenza tra il numero di passaggi della luna e il numero di mesi lunari è causata dal movimento dei nodi verso occidente che si verifica con un ritmo di 19,5 gradi l’ anno. Le eclissi che avvengono a distanza di un ciclo di SAROS hanno caratteristiche identiche , ma sono visibili 120 gradi più a ovest sulla superficie terrestre, a causa della rotazione che la terra compie nel terzo di giorno, cioè nelle otto ore , di questo intervallo. Durante un ciclo di SAROS avvengono circa settanta eclissi, di cui in genere 29 lunari e 41 solari; di queste ultime solitamente dieci sono totali e 31 parziali. Ogni anno si verificano in media quattro eclissi,con un minimo di due e un massimo di sette. Per esempio, nel secolo scorso sono avvenute , nei 100 anni 375 eclissi: 228 solari e 147 lunari.tratto dal volume : tutta “colpa “della luna. Di angelico brugnoli.