LA COSTELLAZIONE DEL TORO ♉

uno dei dodici segni dello zodiaco . Taurus, il toro , è il secondo in ordine d’ importanza perché rappresentava l’ equinozio di primavera dal 4000a.c. al 1700 a.c. circa, e segnava l’ inizio dell’ anno negli antichi zodiaco . Anche l’ ammasso stellare delle pleadi fa parte di questa costellazione sebbene nei tempi passati, venisse spesso considerata una costellazione separata.il toro viene facilmente localizzato poiché si trova immediatamente a sud dell’ auriga ( con il quale divide una delle sue stelle) e a nord e a ovest di orione. STELLE PRINCIPALI: aldebaran, la ” seguente” o l’ ” ultima” , perché questa stella segue le pleadi nel loro viaggio intorno al cielo; magnitudine 1,1 , colore giallo arancio . La tredicesima stella del cielo per luminosità. È anche una doppia, compagna, mag. 11,0 , colore rosso arancio, dista 31″ ; questa debole stella è normalmente al di là della portata di telescopii inferiori ai 10 centimetri di diametro, ma alcuni osservatori del secolo diciannovesimo, dagli occhi di aquila , hanno affermato di averla rilevata con telescopi da 5 centimetri di diametro. La stella BETA ,si chiama: ” El nath, elnat” vale a dire l'” estremità”, situata nell’ estremo limite settentrionale del toro ; Mag. 1,8, blù bianca. Una stella condivisa con la confinante costellazione dell’ auriga e che si identifica con la stella gamma aurigae , che giace esattamente sul confine. In rapporto a questo una voce autorevole avanza la teoria ( scherzosamente?) che questa stella dà origine al detto” non sa riconoscere una b da un piede di toro” , particolarmente perché nella costellazione auriga, gli arabi la chiamavano il ” piede di chi tiene le redini” . Nel passato era una stella importante per l’ astrologia e a coloro che cadevano sotto la sua influenza pronosticava celebrità e fortuna. Per gli indu’ inoltre, rappresentava il dio del fuoco. Tratto dal libro : il libro delle stelle di Peter Lancaster Brown.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO terza parte

empedocle di Agrigento metteva insieme ecletticamente concezioni ioniche, eleatiche e pitagoriche, e affermava che il mondo è costituito da quattro elementi primari incorruttibili: fuoco, aria, acqua e terra, mossi da due forze contrapposte, l’ amore e la discordia. Spiegava le eclissi solari con l’ interposizione della luna tra noi e il sole, e stimava la distanza dalla luna dal sole pari al doppio di quella tra l’una e terra. Interessanti le idee di Democrito di abdera , fondatore dell’ atomismo. Per lui la luna e il sole sono due grandi masse solide , entrambe più piccole della terra e formate , come ogni altra cosa , di atomi, gli indivisibili mattoni elementari dell’ universo . Fatto sorprendente , le macchie che appaiono sulla luna sono spiegate come ombre di valli e montagne . Anassagora di clazomene, attivo ad Atene intorno al 450 a.c. , immaginò invece atomi divisibili all’ infinito e negò l’ esistenza del vuoto: concezioni assai moderne , visto che i fisici contemporanei continuano a scoprire particelle sempre più elementari ( c’è già chi guarda oltre i quark e parla di ” riscioni”) e la meccanica quantistica comporta un vuoto “pieno “di particelle virtuali. Ma anassagora si distingue anche per le sue concezioni astronomiche. Intanto nel 467, osservò in pieno giorno la caduta di una grande meteorite a egospotami. Poiché questa era incandescente, ne dedusse che proveniva dal sole , e quindi che il sole è una massa di ferro arroventato di dimensioni paragonabili a quelle del Peloponneso e non molto lontano da noi . A proposito di distanze celesti , fu il primo a ritenere che si succedessero nell’ ordine la luna, il sole,i cinque pianeti allora noti e infine le stelle, disposizione che fu poi adottata da Platone e Aristotele e che improntera il sistema tolemaico. Quanto alla luna la riteneva , anch’ essa grande come il Peloponneso , in parte di fuoco e inparte simile alla terra , con pianure , vallate e differenze di colore dovute al mescolarsi di sostanze diverse ; affermò anche che essa è illuminata dal sole e diede una giusta spiegazione delle fasi e delle eclissi . Fine terza parte. Tratto dal libro: la luna, tradizioni scienza e futuro, di Piero bianucci.

LA COSTELLAZIONE DELLA POPPA NELLA MITOLOGIA.

ARGO era il nome della famosa nave che portò Giasone ed i suoi cinquantaquattro compagni argonauti nella Colchide in Tessaglia, circa nel 1263 a.c., quando essi si avventurarono alla ricerca dell’ vello d’ oro. Si ritiene che l’ imbarcazione fosse armata con cinquanta remi e che, sulla prua, portasse un pezzo della quercia parlante di dodona per guidare e dare consigli al suo equipaggio. Svariate fonti autorevoli attribuiscono alla leggenda provenienze diverse. Una versione afferma che la leggenda greca è fondata su una precedente storia popolare egizia che si riferiva a Noè e alla sua famiglia quando si misero in salvo durante il diluvio. In un altra versione essa simbolizza la prima nave che attraversò i mari e che, molto prima dell’ epoca di Giasone , portò danao e le sue cinquanta figlie dall’ Egitto a rodi . Sir isaac Newton fece indagini sull’ origine di questa nave ed alla fine si persuase che risaliva ad una data posteriore di quarantadue anni alla morte del re salomone, o circa al 940a.c. tuttavia gli studi di newton , relativi alla ricerca delle origini delle costellazioni , risultarono di gran lunga meno positivi dei suoi studi sulla gravità. Tratto dal libro: ll libro delle stelle, di Peter Lancaster Brown

ARISTARCO DA SAMO

(inizio del terzo secolo a.c.). Astronomo e scienziato greco. Fu il primo a tentare di calcolare, dopo la scoperta della sfericità della terra, le distanze relative del sole e della luna dal nostro pianeta. Una stima esatta di tali distanze era a quell’ epoca impossibile ( aristarco era contemporaneo di Archimede) , ma il suo tentativo segno’ un primo passo verso un apprezzamento più realistico della grandezza dell’ universo, e dimostrò che il sole è molto più grande della terra. Aristarco si rese conto che il movimento apparente delle stelle in cielo è causato dalla rotazione terrestre, e anticipo’ di oltre 1800 anni le idee di Copernico insegnando che il sole occupa il centro dell’ universo, e che la terra e altri corpi celesti orbitano intorno a esso. Tratto dal libro astronomia e cosmologia di John gribbin.

NASCITA DELLA SCIENZA MODERNA, terza parte

da secoli gli studiosi si interrogavano su di un fenomeno chiamato luce cinerina o luce secondaria, per cui la porzione lunare non illuminata dalla luce solare è comunque sempre rischiarata da un ” tenue chiarore” . Per spiegare questo ” candore” , particolarmente evidente quando la luna appare come una falce , nel corso dei secoli erano state proposte varie interpretazioni . ” Alcuni dissero posseder la luna un suo naturale splendore; altri, che le fosse impartito da venere ; altri , da tutte le stelle ; altri, dal sole, il quale coi suoi raggi attraverserebbe la profonda solidità della luna ” . Galileo, con i suoi esperimenti mentali, smonta ognuna di queste ipotesi. Si convince infine che il bagliore sia dovuto al riverbero della luce solare sul nostro pianeta. La terra, dunque , non è” priva di luce “come proclamato dalla visione scientifica dell’ epoca, ma ” superate in splendore la luna ” . Così galileo concluderà il SIDERIUS NUNCIS, annunciando la futura pubblicazione di un ‘opera nella quale tratterà l’ argomento ” più diffusamente” e ” con moltissimi ragionamenti ed esperimenti” . L’ opera sarà data alle stampe due decenni dopo , nel 1632, col titolo : dialoghi sopra i due massimi sistemi del mondo. e, come sappiamo, regalerà allo scenziato una condanna da parte del sant’ uffizio. Ma galileo, nel corso della sua vita, non dovette difendersi solo dalla chiesa. Nei primi anni del diciassettesimo secolo il ciabattino e alchimista dilettante Vincenzo casciarolo aveva rinvenuto una roccia ai piedi del monte Paderno, fra i colli bolognesi. Non era una roccia comune : era un cristallo, incolore e sfaccettato. Si scopri inoltre che, una volta macinato e scaldato ad alte temperature , poteva assorbire la luce solare rimanendo luminescente per qualche tempo . Il cristallo, passato alla storia come pietra di Bologna, era barite , un minerale da cui è possibile estrarre un composto fosforescente, il solfuro di bario. All’ epoca ,però, il suo ritrovamento darà il via a una accesa discussione fra il medico e scienziato fortunio liceti e galileo galilei. Fortunio liceti , convinto che la pietra di Bologna sia un meteorite lunare , trova uno spunto per criticare la visione galileiana della luna e della cosmologia, minandone le basi a cominciare dall’ idea che il candore lunare sia provocato dalla riflessione terrestre dei raggi del sole. Uno degli scritti più belli ( e meno conosciuti) di galileo è sul candore della luna, una lettera inviata nella primavera del 1640 al principe Leopoldo di toscana. Ormai anziano e cieco, galileo detta questa lettera per rispondere ” fisicomatematicamente” alle affermazioni ” dell’ eccellentissimo signor fortunio liceti” .il tutto col sarcasmo e la falsa modestia che sempre caratterizzavano le sue opere. Nello scritto , però, frutto di lunga meditazione su ciò che furono gli insegnamenti di un’ intera carriera, possiamo oggi ritrovare tutti i punti fondamentali del metodo di galileo , alla base di quello che noi oggi definiamo metodo scentifico: l’ importanza della matematica, la replicabilità delle esperienze, gli esperimenti mentali, l’ opposizione al senso comune e ai propri pregiudizi, la lotta alle dicerie e a quelle che ai giorni nostri chiamiamo fake news. potremmo quindi considerare quella lettera un vero e proprio manifesto della scienza moderna. Una scienza spesso sottovalutata, criticata e osteggiata nonostante tutte le sue conquiste , ieri come oggi . Una scienza che non avremmo se, in una fresca notte d’ autunno di quattro secoli fa , un uomo non avesse deciso di volgere il suo sguardo curioso al cielo.

In questa immagine, galileo spiega le sue teorie astronomiche all’ università di Padova ( dipinto di Felix parra) tratto dal libro:alle frontiere del cosmo, a cura di Gianluca ranzini

I POLI DI MARTE seconda parte.

si ritiene comunemente che le macchie bianche ai poli del pianeta siano state scoperte nel 1704 da maraldi , ma in un disegno di huygens nel 1672e’ riconoscibile la macchia polare australe oltre a syrtis Major. Maraldi scopri però la macchia al polo boreale e si accorse delle mutazioni delle macchie polari , che furono poi studiate in dettaglio da Wilhelm herscel alla fine del settecento. herschel fu il primo astronomo a determinare l’ inclinazione dell’ asse del pianeta rispetto alla perpendicolare al piano dell’ orbita: egli valutò tale inclinazione di circa 30 gradi mentre il suo valore reale è di 25 gradi. Perciò marte , come la terra, possiede un periodo stagionale. Va sottolineato che quando il pianeta presenta al sole l’ emisfero settentrionale il pianeta è assai vicino all’ afelio, mentre quando presenta al sole l’ emisfero meridionale si trova al perielo; quindi il calore ricevuto dal sole è soggetto a variazioni più Grandi nell’ emisfero meridionale che non in quello settentrionale del pianeta. Gli studi delle calotte polari, uniti alla conoscenza dell’ inclinazione dell’ asse polare , permisero a herschel di scoprire il carattere stagionale delle loro variazioni. le calotte risultavano possedere massima estensione all’ inizio delle primavera marziane , quando il sole incomincia a illuminarle , per poi restringersi fino a sparire verso la fine dell’ estate. Herschel per primo sottolineò l’ analogia con quanto avviene sulla terra a proposito delle nevi polari. Egli non si occupò molto delle macchie , che gli apparivano piuttosto indistinte e che interpretò come nubi; tuttavia, notò che esse si attenuano quando la rotazione le sposta verso il bordo del disco del pianeta e dedusse che questi effetti di assorbento erano dovuti alla presenza di un atmosfera. alle stesse conclusioni giunse , sempre alla fine del settecento Johann schroter,il quale osservò attivamente il pianeta tra il 1785e il 1803.si più anche sospettare che in quegli anni la presenza di veli atmosferici rendesse la visione dei dettagli superficiali piuttosto aleatoria.

In questa immagine, vediamo diversi disegni che ritraggono la superficie atmosferica di marte. Tratto dal libro: alla scoperta del sistema solare, a cura di: Alessandro braccesi, Giovanni caprarica, margherita hack.

IL NEW GENERAL CATALOGUE E GLI INDEX CATALOGUES.

una delle più importanti raccolte di galassie, nebulose e altri oggetti del cielo profondo è il catalogo NGC, dall’ inglese new general CATALOGUES of nebulae and clusters of star. Compilato nel 1888 dall’ astronomo John Louis Emil Dreyer, contiene 7840 oggetti del cielo profondo, molti dei quali scoperti in precedenza da altri astronomi come Charles messier , William e John herscel . Dreyer publicò in seguito anche due supplementi, chiamati index CATALOGUES ( IC) , nell’ 1895 e nel 1908 , contenenti rispettivamente 1520 e 3866 oggetti, portano così gli oggetti ic a un totale di 5386. Ancora oggi , le sigle NGC e IC , insieme alla M del catalogo messier , indicano le galassie e gli altri oggetti non stellari più brillanti del cielo, e sono ben note non solo agli astronomi professionisti ma anche agli astrofili di tutto il mondo.

In questa immagine vediamo l’ autonomo J ohn Dreyer, autore dei cataloghi NGC e ic. Tratto dal libro: alle frontiere del cosmo , a cura di Gianluca ranzini.

L’ ASTERISMO INVERNALE.

l’ esagono invernale – noto come cerchio invernale è un grande esagono – è un grande ASTERISMO , non una costellazione. Le stelle dell’ esagono invernale fanno parte di sei diverse costellazioni: include la stella RIGEL di orione , aldebaran del toro, capella dell’ auriga, polluce dei gemelli, procione del cane minore e Sirio del cane maggiore. La distanza apparente tra Sirio e capella – i due vertici opposti dell’ esagono – copre circa un terzo del cielo . L’ eclittica attraversa anche la forma , quindi la luna passa attraverso di essa ogni mese , quando vedere l’ esagono invernale? Per tracciare l’ esagono invernale segui questi semplici passaggi: 1 trova la cintura di orione , che consiste in tre stelle luminose in linea retta questo ASTERISMO è facile da individuare in entrambi gli emisferi. 2 trova RIGEL : traccia una linea a angolo retto dalla cintura di orione e allungala verso nord per trovare aldebaran del toro . 3 trova capella : questa stella ,la più luminosa della costellazione dell’ auriga , si trova a nord di aldebaran. 4 trova polluce: continua a muoverti in senso antiorario per trovare polluce nei gemelli .5 trova procione e Sirio: ora, completa il cerchio proseguendo nella stessa direzione e vedrai procione e Sirio, rispettivamente: cane minore e cane maggiore. Tratto da: Sky tonight.

LA LUNA PRIMA DEL TELESCOPIO seconda parte.

giovanni Schiaparelli fece notare che questa scoperta è improbabile: sarebbe bastato perdere qualche eclisse a causa del maltempo per lasciarsi sfuggire il ciclo. In ogni caso l’ approssimativa periodicità delle eclissi di sole in qualche maniera fu notata già in tempi antichi , se è vero, come tramanda Erodoto, che Talete fu capace di predire l’ eclisse di sole del 585 a.c. le idee cosmologiche di Talete non erano certo tali da permettere un’ impresa del genere: evidentemente qualche notizia del SAROS doveva essergli giunta dalla Mesopotamia o dall’ Egitto. Il fatto che i filosofi greci sembrano essere dediti all’ osservazione diretta del cielo molto meno dei sacerdoti egizi e del vicino oriente . Sono dei teorici , non degli sperimentali. Per esempio, Anassimandro, il più celebre rappresentante della scuola ionica, di poco posteriore a Talete ( circa 611-545 a.c.), nella sua cosmologia colloca in ordine di distanza le stelle, la luna e il sole: evidentemente non aveva mai osservato neppure l’ occultazione di una stella brillante da parte della luna, fenomeno che avrebbe stabilito subito la giusta prospettiva. Singolari anche le idee sulla natura del satellite, ritenuto luminoso per luce propria e collocato in un orbita diciannove volte più grande della terra: movimenti non ben chiariti avrebbero spiegato le fasi lunari e le eclissi. Farà meglio il pitagorico FILOLAO, nato a Taranto ed emigrato, intorno al 450 a.c., a tebe in beozia: per lui le stelle sono gli oggetti più lontani, poi vengono i pianeti, seguiti dal sole, dalla luna , dalla terra e, infine, vicina al fuoco centrale, l’ antiterra, ipotetico astro sempre invisibile, postulato sia per giungere al numero perfetto dei pitagorici, il dieci, sia per spiegare le eclissi. Anassimene di Mileto, ancora della scuola ionica , come il capostipite Talete e come Anassimandro , immagina che i corpi celesti siano sostenuti dall’ aria, la quale è secondo il principio di ogni cosa. A parte questa e altre idee discutibili, pare che anassimene correttamente ritenesse la luna illuminata dal sole e conoscesse la causa delle eclissi lunari. anche nella scuola eleatica, fondata da Parmenide, era noto che la luna brilla di luce riflessa in base all’ osservazione che ” essa guarda sempre verso i raggi risplendenti del sole”, rivolge cioè sempre al sole la sua parte illuminata. Agli eleatici, teorici dell’ essere immobile e immutabile, si contrappone Eraclito di efeso ( circa 500 a.c.), teorico del divenire : per lui il sole si rinnova continuamente ed è molto luminoso perché si muove in aria pura, mentre la luna, che pure è piena di fuoco, risplende più pallidamente perché si muove in aria più densa.

in questa immagine vediamo Artemide – diana la dea luna dei greci e dei romani, tratto dal libro: la luna di Piero bianucci, tradizioni, scienza, futuro.

ORIONE, O IL CACCIATORE .

si ritiene che il nome orione sia derivato da vraanna che significa la ” luce del cielo”. Secondo l’ antico mito, orione era un uomo di statura gigantesca e di grande fama come cacciatore che accompagnava Diana e latona a caccia nell’ isola di creta. In seguito mori’ per morso di uno scorpione che la terra fece scaturire sotto i suoi piedi per punirlo della sua vanità, essendosi vantato che non esisteva alcun animale che egli non potesse sottomettere. Dopo la morte , per richiesta di Diana, fu posto fra le stelle in una posizione direttamente opposta a quella dello scorpione in modo tale da non essere mai visto nel cielo insieme al suo nemico. Tratto dal libro: il libro delle stelle di Peter Lancaster Brown.